Dinamiche di sistema, digital strategy, competitività ed eccellenze del made in Italy, modelli innovativi di sviluppo internazionale: come sta cambiando il sistema lusso in Italia e nel mondo? Questi i temi trattati nelle giornate di martedì e mercoledì scorsi, durante il luxury summit organizzato da Il Sole 24Ore. Presente anche il CEO di GuidoMaggi, Emanuele Briganti…
Sono state due giornate intense quelle che hanno avuto luogo martedì e mercoledì scorsi nell’headquarter milanese de il Sole 24Ore. Confronti, dibattiti e interviste tra i leader di mercato, CEO, marketing manager ed esperti di social e digital, che hanno tracciato una nitida fotografia sulle dinamiche dei mercati nazionali ed internazionali delle eccellenze dell’industria e della manifattura italiana.
Al centro dell’appuntamento del 10° Luxury Summit organizzato dall’autorevole quotidiano economico italiano, l’anteprima dei dati della ricerca annuale “Esportare la dolce vita”. Per GuidoMaggi era presente anche il CEO di GuidoMaggi, Emanuele Briganti. Tra gli ospiti intervenuti anche Diego Della Valle e Remo Ruffini.
Ad aprire il dibattito il presidente della Camera nazionale Moda Italiana, Carlo Capasa che ha voluto sottolineare uno dei problemi più diffusi che colpisce la stragrande maggioranza delle aziende italiane: l’importanza di avere una adeguata narrazione comunicativa rispetto al prodotto di lusso che si commercializza. Lo storytelling, il content marketing (la capacità cioè di sviluppare una comunicazione di qualità) sono fondamentali nel costruire l’immagine e il valore aggiunto di un’impresa. “Rispetto agli americani e ai francesi – ha evidenziato Capasa – noi italiani siamo molto più bravi nel creare prodotti di qualità e di lusso (vantaggio emerso dagli ultimi dati sull’export). L’handmade italiano, la manifattura della moda in particolar modo, sono il non plus ultra al mondo, non ci sono paragoni; però siamo meno bravi a raccontarli nella maniera giusta”. Una difficoltà – quella di raccontare “ciò che si fa” e “si sa fare” – che andrebbe dunque migliorata per raggiungere il livello e la qualità dello storytelling in cui eccellono gli statunitensi .
Sulla stessa lunghezza d’onda, l’intervento del vice presidente di Confindustria, Licia Mattiali che ha posto l’accento sulla perdita – soprattutto da parte delle nuove generazioni (i cosiddetti millennials) – dell’interesse verso le buone pratiche di un tempo, sul know how di quei lavori artigianali, manuali e creativi che rappresentano il vantaggio competitivo delle aziende nostrane per antonomasia. Un disallineamento già emerso da tempo – ha osservato il CEO di GuidoMaggi – tra quello che chiedono le aziende e la preparazione scolastica o universitaria dei nostri giovani e non solo. Occorrerebbe dunque creare un dialogo tra impresa ed enti di formazione ed in particolare far passare il messaggio sull’importanza che rivestono i lavori artigianali non solo nel presente ma anche nel futuro”.
Interessante il punto di vista di Nicolò Ricci, CEO del marchio del lusso Stefano Ricci, incentrato sulle potenzialità dell’export del lusso del nostro made in Italy, in particolare delle potenzialità della Cina come ampiamente dimostrato dall’incidenza che questo mercato riveste nei loro fatturati. “Un mercato – quello asiatico – ha commentato Briganti – che aprirà prospettive interessanti anche per quel che riguarda le scarpe rialzanti di lusso firmate GuidoMaggi. Tutto ciò è possibile grazie al canale dell’e-commerce, inteso come vera e propria estensione della boutique fisica”.
Infine, con i fashion blogger presenti – Frank Gallucci e Fabio Attanasio su tutti, si è discusso del ruolo che gli influencer hanno sulle vendite. “I social – ha dichiarato il giovane Manager di GuidoMaggi – hanno un ruolo fondamentale nell’indirizzare la clientela. A patto però che questi riescano a coinvolgere il target di riferimento. Per quanto riguarda le nicchie è opportuno infatti individuare i blogger e gli ambassador non basandosi sulla quantità dei follower ma sulla qualità. Una metafora di ciò che ad esempio fa GuidoMaggi anche nella lavorazione fatta a mano delle nostre scarpe rialzanti. La qualità come carattere distintivo per creare valore. Comfort e stile senza compromessi”.